#107 venerdì santo

La festa al mio villaggio
è il venerdì sera. Vieni
anche tu a decorarne i sentieri?

Oggi pomeriggio
con i bambini proveremo i colori
dei fiori perché quando
il fiume si è risvegliato
è uscito dal letto e ha tutto allagato
e l’incanto che eravamo si è tutto sbiadito.

Ci vedi? Siamo quasi trasparenti…
Ci senti? Abbiam voci come campanelli…

Ci hai portato le stoffe che avevamo chiesto?
Ci serve anche un cappello perché
quando piove e piangiamo vogliamo
che si distingua dal fiume
quel che noi siamo.

Le musiche saranno, come sempre,
improvvisate, e le danze, naturalmente,
le solite follie, le solite speranze
vorranno celebrare: che tutto sia
colore, che tutto sia pieno di magia.

E quando sarà sabato notte e
la festa ch’è nostra sarà finita, tu resta
a guardarci dormire nei nostri pigiami
con stelle fiorite a far da ricami
ai sogni in cui ancora crediamo.
Tu resta. Mentre il mondo oltre noi fa sua la tua festa,
tu prendi l’argilla, ancora una volta.
Ricominciamo da capo la storia?

Un principio sta rinascendo.
Il bianco si unisce al nero
e non è grigio quel che saremo,
ma arcobaleno.

Benedici questa unione. E sia
benedetta la nostra confusione
mentre tentiamo di godere
della vita che ci vogliam regalare.

Sia ricco il cielo, sia ricco il mare
e che esondi il fiume per venirci a trovare
quando, domenica, ci crederemo padroni
del villaggio e delle stagioni.

Amaci, come solo tu sai fare
e vesti, ti prego, le nostre fantasie
non più con foglie di fico
ma con quelle trame che noi stessi
ti abbiam mostrato.

Stasera, alla festa, puoi portare un’amica.
Potrete abbracciarvi e ballare una musica.

Ci saremo tutti, e sono sicura

che sarà anche per voi una bella serata.

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