Da aprire e da chiudere, qualcosa
che si possa richiudere e riaprire
come una bocca, come una porta.
Ma il respiro no, è una finestra
sempre aperta sul mondo
che ci vuol mostrare
e il mostro ci vede tremare
ed è nostro
diritto fuggire: ma dove?
Nel cuore delle mie paure
ho trovato rifugio e la forza di andare
fuori a guardare ma ho sentito
bruciare il dito che puntavo
e l’ho tagliato
e ho segnato col rosso il mio nuovo confine:
nel cuore mio mi porto soltanto le rime.
Poi quel dito l’ho ripreso, ricucito
con un filo di seta verde chiarissimo
come le foglie nuove delle piante che crescono.
Inclino la testa, incomincio la danza
e guardo com’è bella questa Luna crescente
che illumina le scale tra le nostre stanze.
Mancan le rose sul tavolo, in cucina:
domani al mercato ne sceglierò una.