Caro diario,
oggi durante la pausa caffè sono rimasta chiusa in ascensore. Ho premuto ALT e sono rimasta ferma, al buio, in compagnia del nuovo collega biondo, in silenzio. Il collega biondo è rimasto impassibile, ha acceso una lucetta da tasca, azzurra, e mi ha chiesto come mai avessi premuto, ma me lo ha chiesto senza vero interesse, come se fosse una frase che era tenuto a pronunciare ma in cui non credeva davvero. Come quando, stringendomi la mano, mi chiese come mai portassi un nome francese.
Volevo stare sola con lui, questa era la verità, ma non glielo potevo dire. Ci conosciamo da tre giorni, e io sono innamorata. Mi innamoro subito, ormai. Sorrideva, ma non a me. Aveva una luce negli occhi che mi faceva girare la testa. Non ha aspettato la risposta, ha spento la lucetta azzurra, ha premuto il pulsante giallo con la campanella. Ho cominciato a piangere e dire scusami sono una stupida, devo avere frainteso. Mi ha baciata, teneramente, ma così teneramente che ci giurerei, è stato l’amore a far riaccendere la luce e a far ripartire l’ascensore e a portarci al settimo piano. Al settimo piano c’è la terrazza, mi ha detto che voleva stare da solo, che ci saremmo visti in ufficio.
Non è più tornato, si è licenziato, è sparito. Ma io, caro diario, resto innamorata, e l’amore lo ritrovo nel vento, su in terrazza, nei caffè che ordino e lascio raffreddare, nelle carezze che ho imparato a regalare. Sono innamorata, caro diario, della vita e delle storie che nella vita incontro, sono innamorata del respiro e del tempo. Sorrido, senza cercare un motivo, e ho una luce negli occhi, come una musica che mi gira in testa.
Soffio nel vento la felicità che non so dire, mi sento volare.
La firma di Marthe si trova nel Volume I / caffè e champagne delle pagine dai diari, pubblicate sotto il titolo: la Semina e il Raccolto.