Una nota sull’eterna plancia
si disegna esatta tra le danzanti sabbie.
Ogni granello ha il proprio posto
e insegnan tutti lo stesso suono.
Se provo a cantare, stono.
Questo pensiero sai, permette
di dare voce ai sogni in cui noi non siamo
dove i gabbiani galleggiano, ma voliamo.
Le mie gambe mi tengono a galla.
Siam molti perché siamo un grandioso coro,
siamo tanti per poterci abbracciare,
siam molti per giocare a rischiare
di perderci e nel ragionare
costruiamo sulle sabbie le torri
che ogni sera guardiamo crollare e sparire.
Qualcuno pensa sia un gioco
che vale troppo poco e si butta
tra le braccia di chi sa raccontare
cosa muove le onde del mare.
Là una barca. Dove ci può portare?
Ogni mattina la luce risorge
a illuminare la sabbia che resta.
Passeggia una tartaruga, si tuffa.
Cedo al mio cuore il passo del ritmo.
Con un passero, allegramente cinguetto.
E ballo! E finalmente sono sabbia anche io!
E volo! E finalmente vedo il nostro disegno.
E nuoto.
E canto quel suono che vibra nel vuoto.